Il Nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza non è ancora pronto ad uscire dal cassetto 6 Agosto 2021 – Posted in: News – Tags: , , ,

È oramai confermato che il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, contenuto nel D.Lgs. n. 14/2019, non entrerà in vigore il 1° settembre 2021

Il Codice sarebbe già dovuto entrare a far parte del nostro diritto positivo, in quanto era destinato ad entrare in vigore decorsi diciotto mesi dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, avvenuta il 14 febbraio 2019.

Tuttavia, la grave emergenza epidemiologica scaturita dalla diffusione del Covid-19 unita alla particolare delicatezza della materia disciplinata dal Codice, aveva saggiamente indotto il legislatore – in sede di promulgazione del c.d. “Decreto Liquidità” (cfr. art. 5 D.L. n. 23/2020, convertito con modificazioni nella L. n. 40/2020) – a differirne l’entrata in vigore al 1° settembre 2021.

Con l’approssimarsi di tale data è apparso chiaro che l’entrata in vigore del Codice dovrà subire un nuovo slittamento al 2022. Si attende, nei prossimi giorni, l’adozione di un apposito nuovo provvedimento di differimento ad opera del Governo o del Parlamento.

Il nuovo Codice costituisce un progetto normativo ambizioso, concepito con lo scopo di superare definitivamente il Regio Decreto 16 marzo 1942, n. 267, che, nei lunghi decenni trascorsi dalla sua emanazione, ha subito molteplici interventi di riforma i quali, pur motivati dalla lodevole esigenza di smussare il primigenio approccio orientato alla liquidazione coattiva delle imprese in crisi, lo rendono oggi uno strumento di non agevole lettura anche per gli operatori professionali.

In particolare, il nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza si propone la finalità di sostenere i tentativi delle aziende in difficoltà di rimanere operative sul mercato, evitando il fallimento.

L’esito nefasto della crisi, infatti, emerge in maniera significativa già solo esaminando i dati statistici pubblicati dalla II Commissione Giustizia della Camera dei Deputati in relazione al ricorso negli ultimi anni alle procedure fallimentari o para-fallimentari (dati visionabili al seguente link https://www.camera.it/leg17/465?tema=diritto_fallimentare#m).

Il tempo trascorso dalla emanazione del Codice ha fatto sì che lo stesso abbia già subito (per mezzo del D.Lgs. n. 147/2020) alcune modifiche ed integrazioni, mentre – come si dirà più avanti – alcune previsioni contenute sia nel Codice che nel citato decreto correttivo sono già entrate anticipatamente in vigore.

E le modifiche già apportate al Codice non saranno neppure le ultime dato che, nel frattempo, il Parlamento Europeo ed il Consiglio hanno emanato, in data 20 giugno 2019, la , recante la nuova legislazione comunitaria sulla ristrutturazione, l’esdebitazione e l’insolvenza. Tale Direttiva è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea n. L 172 del 26 giugno 2019 e dovrà essere recepita dall’Italia, a seguito della proroga ottenuta, entro il prossimo 17 luglio 2022. Appare quindi verosimile che il Codice costituirà la sede naturale nella quale saranno recepite le disposizioni contenute nella Direttiva, con lo scopo precipuo di armonizzare la legislazione domestica e quella sopravvenuta di matrice comunitaria.

Se lo scenario appena descritto si profila già di per sé complesso, deve altresì considerarsi che alcune specifiche previsioni del Codice sono, come si diceva, già entrate in vigore, apportando altresì modifiche al codice civile. Tra queste, appare utile menzionare quelle principali di seguito elencate:

  • all’articolo 2086 del codice civile è stato introdotto l’obbligo per l’imprenditore che operi in forma societaria o collettiva di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, con il fine di consentire una tempestiva rilevazione della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi prontamente al riguardo. Tale obbligo è stato recepito, a cascata, dalle previsioni in materia di gestione societaria contenute negli 2557, 2380-bis, 209-novies e 2475 del codice civile;
  • all’articolo 2476 del codice civile è stato previsto che gli amministratori rispondano verso i creditori sociali per l’inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell’integrità del patrimonio sociale. Tale azione di può essere proposta dai creditori quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei loro crediti e, in caso di rinuncia all’azione da parte della società, la stessa può essere comunque esperita dai creditori sociali;
  • all’articolo 2486 del codice civile è stato previsto che, in caso di avvenuto accertamento di una responsabilità degli amministratori a norma del medesimo articolo, il danno risarcibile si presume pari alla differenza tra il patrimonio netto alla data in cui l’amministratore è cessato dalla carica (o, in caso di apertura di una procedura concorsuale, alla data di apertura di tale procedura) e il patrimonio netto determinato alla data in cui si è verificata una causa di scioglimento della società, detratti i costi sostenuti e da sostenere, secondo un criterio di normalità, dopo il verificarsi della causa di scioglimento e fino al compimento della liquidazione. L’articolo aggiunge che, se è stata aperta una procedura concorsuale e mancano le scritture contabili o se a causa dell’irregolarità delle stesse o per altre ragioni i netti patrimoniali non possono essere determinati, il danno è liquidato in misura pari alla differenza tra attivo e passivo accertati nella procedura;
  • all’articolo 2477 del codice civile si stabiliscono i criteri al ricorrere dei quali la società è obbligata a nominare l’organo di controllo o il revisore, ossia quando la medesima:
  1. è tenuta alla redazione del bilancio consolidato;
  2. controlla una società obbligata alla revisione legale dei conti;
  3. ha superato per due esercizi consecutivi almeno uno dei seguenti limiti: a) totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 4 milioni di euro; b) ricavi delle vendite e delle prestazioni: 4 milioni di euro; c) dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 20 unità. L’articolo in commento precisa che tale obbligo di nomina dell’organo di controllo o del revisore cessa quando, per tre esercizi consecutivi, non è stato superato alcuno dei predetti limiti.

6 agosto 2021

avv. Augusto Vacca

avv. Silvia Sulli


El Nuevo Código de Crisis e Insolvencia Empresarial italiano aún no está listo para salir del cajón

Ahora es cierto que el nuevo Código de Crisis e Insolvencia Empresarial, contenido en el Decreto Legislativo nº 14/2019, no entrará en vigor el 1 de septiembre de 2021.

El Código debería haber pasado ya a formar parte de nuestro derecho positivo, ya que estaba previsto que entrara en vigor dieciocho meses después de su publicación en el Diario Oficial, que tuvo lugar el día 14 de febrero de 2019.

Sin embargo, la grave emergencia epidemiológica provocada por el Covid-19, unida a la especial relevancia de la materia regulada por el Código, había inducido al legislador -al promulgar el llamado “Decreto Liquidità” (cf. art. 5 del Decreto Ley nº 23/2020, convertido con modificaciones en la Ley nº 40/2020) – a aplazar su entrada en vigor al día 1 de septiembre de 2021.

A medida que se acerca esta fecha, ha quedado claro que la entrada en vigor del Código tendrá que posponerse de nuevo hasta 2022. Se espera a que el Gobierno o el Parlamento adopten un nuevo aplazamiento en los próximos días.

El nuevo Código es un ambicioso proyecto normativo, destinado a superar definitivamente el Real Decreto nº 267, de 16 de marzo de 1942, que, en las largas décadas transcurridas desde su promulgación, ha sufrido diversas reformas que, aunque motivadas por la necesidad de limar el primitivo planteamiento orientado a la liquidación forzosa de empresas en crisis, lo convierten hoy en día en una ley de no fácil lectura incluso para los profesionales.

En particular, el nuevo Código de Crisis e Insolvencia Empresarial pretende apoyar los intentos de las empresas en dificultades para seguir operando en el mercado, evitando la quiebra.

El resultado negativo de la crisis, de hecho, emerge de forma significativa con sólo examinar los datos estadísticos publicados por la II Comisión de Justicia de la “Camera dei Deputati” en relación con el recurso en los últimos años a procedimientos concursales o para-concursales (datos disponibles en el siguiente enlace https://www.camera.it/leg17/465?tema=diritto_fallimentare#m).

El tiempo transcurrido desde la promulgación del Código ha hecho que éste ya haya sufrido (mediante el Decreto Legislativo nº 147/2020) una serie de modificaciones y adiciones, mientras que -como se comentará más adelante- algunas disposiciones contenidas tanto en el Código como en el citado decreto corrector ya han entrado en vigor con antelación.

Y los cambios ya realizados en el Código ni siquiera serán los últimos, ya que, entre tanto, el Parlamento Europeo y el Consejo emitieron, el 20 de junio de 2019, la Directiva (UE) nº 2019/1023 sobre la nueva legislación de la UE en materia de reestructuración, exoneración e insolvencia. Esta Directiva fue publicada en el Diario Oficial de la Unión Europea nº L 172 de 26 de junio de 2019 y debe ser transpuesta por Italia, tras la prórroga obtenida, antes del 17 de julio de 2022. Por lo tanto, parece probable que el Código sea el lugar natural de transposición de las disposiciones contenidas en la Directiva, con el objetivo principal de armonizar la legislación nacional y la nueva legislación de la UE.

Si el escenario que acabamos de describir ya es complejo en sí, también hay que tener en cuenta que algunas disposiciones específicas del Código, como se ha mencionado anteriormente, ya han entrado en vigor, introduciendo también cambios en el Código Civil. Entre ellas, parece útil mencionar las principales que se enumeran a continuación:

  • al artículo 2086 del Código Civil se introdujo la obligación para el emprendedor que opera en forma corporativa o colectiva de establecer una estructura organizativa, administrativa y contable adecuada a la naturaleza y el tamaño de la empresa, con el fin de permitir la detección oportuna de una crisis empresarial y la pérdida de la continuidad de la empresa, y de tomar medidas rápidas al respecto. Esta obligación ha sido transpuesta, en cascada, por las disposiciones relativas a la gestión empresarial contenidas en los artículos 2557, 2380-bis, 209-novies y 2475 del Código Civil;
  • al artículo 2476 del Código Civil se establece que los administradores serán responsables ante los acreedores de la sociedad por el incumplimiento de las obligaciones relativas a la conservación de la integridad del patrimonio de la sociedad. Esta acción puede ser interpuesta por los acreedores cuando el patrimonio de la empresa es insuficiente para satisfacer sus créditos y, si la empresa renuncia a su derecho a interponer la acción, ésta puede ser interpuesta igualmente por los acreedores de la empresa;
  • al artículo 2486 del Código Civil, se ha previsto que, en el caso de que los administradores sean declarados responsables en virtud del mismo artículo, se presume que el daño indemnizable es igual a la diferencia entre el patrimonio neto en la fecha de cese del administrador (o, en caso de apertura de un procedimiento de insolvencia, en la fecha de la apertura de dicho procedimiento) y el patrimonio neto determinado en la fecha en que se produjo una causa de disolución de la empresa, menos los costes incurridos y por incurrir, según un criterio de normalidad, después de producirse la causa de disolución y hasta la finalización de la liquidación. El artículo añade que si se ha abierto un procedimiento de insolvencia y faltan registros contables o si debido a la irregularidad de los registros o por otras razones no se puede determinar el patrimonio neto, los daños y perjuicios se liquidarán en la medida de la diferencia entre el activo y el pasivo comprobado en el procedimiento;
  • al artículo 2477 del Código Civil se establecen los criterios por los que la empresa está obligada a designar al órgano de control o al auditor, es decir, cuando:
    1. debe elaborar estados financieros consolidados;
    2.  controla una empresa que está obligada a tener una auditoría legal;
    3.  haya superado durante dos ejercicios consecutivos al menos uno de los siguientes límites: a) activos totales en el balance: 4 millones de euros; b) ingresos por ventas y servicios: 4 millones de euros; c) número medio de empleados durante el ejercicio: 20. El artículo en cuestión especifica que esta obligación de nombrar un órgano de control o un auditor cesa cuando, durante tres ejercicios consecutivos, no se ha superado ninguno de los límites mencionados.